CONSULENZE, ESTERNALIZZAZIONI ED ELUSIONE DEL CONFRONTO
A stretto giro rispetto al precedente comunicato sulla convenzione quadro Sogei e sulle ricadute professionali e occupazionali di una esternalizzazione dei settori tecnologici della PCM, apprendiamo dal quotidiano Corriere della Sera di lunedì 15 marzo, articolo “La scoperta dei consulenti”, che la spesa per esperti e studi fotografata dal conto finanziario 2019 è giunta nell’anno in questione alla modica cifra di € 4.331.047,97 con un incremento di € 346.318,17 rispetto all’anno precedente.
La cifra non comprende, inoltre, i consulenti nominati negli uffici di diretta collaborazione e quelli non gravanti sul bilancio di amministrazione perché remunerati grazie ai fondi comunitari.
Il fatto che ci colpisce, più del dato quantitativo della spesa, è ancora e sempre quello della estensione del fenomeno delle consulenze esterne e dell’assoluta opacità con la quale il tema viene affrontato, a prescindere dagli adempimenti normativamente posti in tema di trasparenza.
Ci lascia perplessi che a fronte delle continue stoccate contro i dipendenti pubblici, soprattutto quelli della PCM, obsoleti, inadeguati e destinatari di “favolosi” aumenti contrattuali, propalate da varie testate giornalistiche, spesso con dati frammentari se non addirittura inesatti, si apra la nuova stagione di governo con segnali per certi versi preoccupanti.
Il “Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale” firmato il 10 marzo tra il Ministro della Pubblica Amministrazione e le sigle confederali dice di voler restituire dignità, orgoglio e autorevolezza al lavoratore pubblico ma, già solo il fatto di aver coinvolto solo le organizzazioni confederali nella stipula di un così importante documento costituisce un evidente vulnus democratico.
Non ci sembra che si stia partendo con il piede giusto.
Parallelamente apprendiamo dai quotidiani, con la vicenda McKinsey, che la consuetudine di esternalizzare determinate aree di attività è dura a morire.
Intendiamoci, quest’ultima questione, anche per il relativo importo (25.000 euro) è di poco conto, ma tuttavia preoccupa per l’infondato pretesto che la sostiene, ovvero la carenza di competenze interne alla Pubblica Amministrazione.
L’idea/pretesto della carenza di competenze interne e lo specchietto per le allodole del ricambio generazionale non siano il viatico per una nuova stagione di esternalizzazioni e di precarizzazione del lavoro pubblico.
Ben venga la stabilizzazione dei lavoratori precari e il reclutamento di nuove leve all’interno dell’Amministrazione, ma sulle basi solide del rapporto di lavoro a tempo indeterminato previsto dalla Costituzione, fondamentale per la costruzione di un lavoro pubblico che possa affrontare le nuove sfide che ha di fronte.
Al momento, le relazioni sindacali con l’Amministrazione stentano a ripartire. Auspichiamo che la difficile situazione del negoziato contrattuale non sia strumentalizzata per eludere il dialogo all’interno del perimetro della rappresentatività sindacale della PCM.
Per ora nessuno si è fatto avanti per confrontarsi con le Rappresentanze dei lavoratori su cosa intende fare l’amministrazione sulle molte tematiche “calde” del momento, dalla questione contrattuale, alle ricadute della convenzione quadro Sogei, all’avvio di un confronto costruttivo sulla valorizzazione del personale interno nell’ambito della progettazione relativa ai fondi strutturali europei.
Siamo pronti a confrontarci per riportare il lavoro alla PCM come tema centrale del dialogo.
Roma, 18 marzo 2021
USB Pubblico Impiego