Contratto, comparto e...tutto quanto il resto!
Facciamo un po’ di chiarezza!
Stiamo assistendo in questi giorni all’apoteosi delirante di soggetti sindacali che si arrogano il diritto di assumersi il ruolo dei “salvatori della patria”.
Ieri 2 marzo alle ore 16,30, la RdB, è stata ricevuta dal Segretario Generale per affrontare alcune delle problematiche presenti nella PCM, con particolare riguardo alla partita del rinnovo contrattuale.
E’ bene chiarire, prima di entrare nel merito, che le suddette sigle sindacali hanno deciso di spaccare il fronte evidentemente per tentare di trovare una legittimazione dal personale e soprattutto dalla controparte (leggi Governo).
Infatti, non si comprende come si chiami alla lotta e al conflitto oggi, quando sono anni che gli stessi inseguono nei corridoi i vari segretari generali e sottosegretari per cercare continuamente forme di mediazione politica (magari avallando sistemi come le esternalizzazioni), mentre la RdB si batteva per ottenere migliori condizioni sia contrattuali sia di carattere giuridico per TUTTO il personale della Presidenza attraverso manifestazioni, scioperi e Assemblee.
Si comprende ancora meno come le stesse siano sprofondate in un silenzio inspiegabile allorquando il Governo emanava norme come la L.133/08 che danneggiano TUTTO il personale della Presidenza.
La RdB, non solo aveva messo al corrente i lavoratori su ciò che effettivamente stava accadendo (una legge che realmente mette fine alla teorica specificità della PCM – invece, ironia della sorte, nel decreto milleproroghe, la L. 133/08 non viene applicata al Ministero della Difesa), ma attraverso numerose iniziative, contrastava aspramente lo smantellamento della Pubblica Amministrazione compreso quello della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Vorremmo ricordare ai colleghi e anche a queste sigle, che la RdB, oltretutto, è stata l’unica Organizzazione Sindacale che nella scorsa tornata contrattuale non ha sottoscritto il rinnovo biennale del CCNL della PCM per il mancato inserimento in busta paga dell’art. 18.
Invece, le stesse sigle avevano giustificato la loro firma dichiarando che “non era quello il momento” (a quanto pare non è mai il momento!) aggiungendo che per ottenerlo, occorreva aumentare l’orario di lavoro settimanale.
ROBA DA PAZZI!
Sempre per chiarezza oggi parlano del riconoscimento del ruolo ai colleghi del CIPE Turismo e Sport, quando hanno continuamente attaccato l’Amministrazione per impedirlo, proseguendo nelle loro logiche “pseudo corporative”. Oppure proponendo, per esempio, l’anticipo del FUP a queste strutture senza alcuna garanzia che la parte politica reperisse le risorse necessarie per la perequazione contrattuale.
Anche sulla questione della fuoriuscita dal Dlgs 165/01 occorre fare chiarezza una volte per tutte. Nessun sindacato, meno che mai la RdB, si opporrebbe all’ipotesi di un diverso contratto di lavoro rispetto all’attuale, a patto che questo contenga garanzie e indubbi vantaggi a TUTTO il personale. Tuttavia chiedere ora la fuoriuscita dal Dlgs 165/01 (che necessita, comunque, di una norma ad hoc) in assenza del contratto, senza aver chiarito quale tipologia di contratto e quale riferimenti legislativi debbono regolamentare il rapporto di lavoro, noi lo riteniamo un salto nel buio nonché una vera e propria demagogia sindacale che può forse attirare qualche consenso in più, ma di certo non risolve i problemi. Nel frattempo si operano tagli pesanti all’organico della PCM, ai bilanci e ancora non sussiste uno straccio di documento ufficiale che ci dica quali saranno le intenzioni del Governo nel famoso progetto di riordino di cui tanto si parla.
Questi argomenti li ribadiamo a voi, colleghi, così come li abbiamo discussi nell’incontro di ieri con il Segretario Generale prof. Masi, il quale si è guardato bene dal dare risposte concrete e chiare. Se non quella di confermare la nostra tesi sulla tanto temuta EVENTUALE eliminazione del COMPARTO, ovvero che attualmente sussiste solo l’ipotesi di un progetto di modifica dei comparti di contrattazione, NULLA DI CONCRETO PER LA PCM.
Siamo piacevolmente sorpresi che questi sindacalisti di mestiere riscoprano il conflitto, ma riteniamo che tale iniziativa possa rappresentare l’ennesimo “fuoco di paglia” che nasconde piuttosto interessi di sigla e, che in questa fase, contribuisce a innescare confusione e divisione tra gli stessi lavoratori.
Inoltre rivendicarsi la convocazione all’ARAN laddove già da giorni si sapeva di una imminente data (10 marzo p.v h 15) lo riteniamo scorretto e pretestuoso. Facciamo appello ai lavoratori di tenersi pronti per le iniziative da intraprendere all’ ARAN per accelerare i tempi per la definizione del CCNL SCADUTO DA 39 MESI.
Quando si avranno elementi concreti sulla riforma dei comparti del Pubblico Impiego, insieme ai lavoratori intraprenderemo una seria e determinata lotta per evitare ritorni al passato e danni al personale della PCM.
Infine vorremmo sapere da questi sindacalisti che parlano di ricorso allo sciopero, cosa pensano della legge antidemocratica, emanata dal Governo, che nega il diritto di sciopero, e cosa della riforma dei contratti che nega qualsiasi aumento reale dei salari, e ancora cosa ne pensano della riforma previdenziale che aumenterà l’età pensionabile e ridurrà inevitabilmente le pensioni ad una miseria.
Forse sarebbe il caso di pensarci tutti insieme visto che riguarda il futuro di tutti…anche il loro!
3 marzo 2009
RdB/CUB P.I.Coordinamento Nazionale Presidenza del Consiglio dei ministri