OCSE, potere d'acquisto e scala mobile

Roma -

L’Ocse: i salari italiani sono nella fascia più bassa

A parità di potere d’acquisto pagati meglio anche spagnoli e greci. Ai tedeschi il 30% in più e ai francesi il 21%

di STEFANO CAPITANI (Il Messaggero. 3.4.06). ROMA. Scivola decisamente in basso, secondo l’Ocse, il potere di acquisto delle retribuzioni degli italiani. Nella classifica (stilata con dati equiparati ovvero utilizzando il cosiddetto Ppp, “purchasing power parity”, sistema che tiene conto dei cambi a parità di potere di acquisto), il livello delle buste-paga italiane risulta collocato nella fascia di coda della graduatoria. Il salario medio italiano si piazza infatti soltanto al posto numero 23 tra i 30 paesi industrializzati considerati nella graduatoria, e dietro non soltanto a paesi come Germania, Francia, Giappone, Usa, ma anche a Spagna, Irlanda e Grecia.

L'Organizzazione di Parigi prende come punto di riferimento, nella sua rilevazione, «la media annuale delle retribuzioni per una persona single senza figli». I salari sono stimati sia al lordo che al netto.

Traducendo i conti fatti in dollari in divisa unica europea, l’italiano medio risulta guadagnare al netto 16.242 euro annui, circa 1.350 euro al mese cioè, compreso il rateo di tredicesima: uno stipendio che in termini di potere d’acquisto vale addirittura il 73% meno dei coreani, primi in classifica insieme agli inglesi. La busta-paga media di un italiano è inferiore di circa il 30% rispetto a quella di un tedesco, e del 21,5% rispetto a quella di un francese. Ma davanti agli italiani in questa classifica troviamo anche spagnoli, greci, irlandesi. Per non parlare dell'area scandinava, di Usa e Canada, o di paesi in cui da sempre gli stipendi sono più sostanziosi, come Svizzera o Giappone.

I soli sette Paesi dove, a parità di potere d'acquisto, i salari risultano inferiori a quelli italiani sono Portogallo, Turchia, Repubblica Ceca, Polonia, Messico, Slovacchia, Ungheria.

Nella media generale dei 30 paesi aderenti all’Ocse lo stipendio risulta maggiore del 12,4% rispetto a quello di un italiano; e la differenza sale ancora se si considera, invece, come punto di riferimento l'Europa a 15, dove le buste paga sono mediamente più alte delle nostre del 18,7%.

L'Ocse fornisce anche una versione della stessa classifica “tradotta”, per così dire, nelle valute in corso nei vari Paesi, e che non tiene conto, dunque, della parità del potere di acquisto. Ma anche così, mentre per altri paesi si registrano cambiamenti di notevole rilievo (in testa alla classifica salgono, ad esempio, la Svizzera e la Norvegia, mentre la Corea scende al sesto posto), l'Italia resta comunque inchiodata al ventiduesimo posto, davanti ai soliti sette Paesi, e riuscendo a sorpassare in più, e per giunta di misura, soltanto la Grecia.”

 

Ecco il risultato di anni di “concertazione”… grazie agli accordi di luglio 1992 e 1993 siglati da Governo, Confindustria e CGIL, CISL e UIL.

 

Per questo oggi è necessario migliorare il sistema e introdurre nuovamente un sistema automatico di allineamento del salario: una nuova scala mobile.

 

Per questo la CUB è tra i promotori della proposta di legge di iniziativa popolare “Per una nuova scala mobile”. Per questo RdB/CUB Liguria fa parte del Comitato Regionale Per una Nuova Scala Mobile e sta organizzando, nelle piazze e nei posti di lavoro, banchetti per la raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare.

 

Lanciamo un appello a tutti i nostri iscritti e simpatizzanti, che volessero collaborare nella Campagna “Per una nuova scala mobile”, a contattarci al più presto, al numero 010/255597.